L’imprenditrice Barbara Maggio si racconta: “Quando ho iniziato a lavorare, nessuno voleva parlare con me”
La nostra rubrica dedicata alle interviste a donne imprenditrici che ci parlano di Donne e Lavoro si arricchisce oggi di un nuovo contributo. Abbiamo incontrato Barbara Maggio, e ci siamo fatte raccontare la sua storia, fatta di passione, impegno e successo.
Barbara, insieme al fratello Massimo, ha scelto di valorizzare il territorio ipparino continuando la tradizione di famiglia, ma con lo sguardo volto al recupero delle colture biologiche e alle produzioni naturali, dimostrando grande sensibilità nei confronti della eco sostenibilità ambientale. All’interno dell’azienda della sua famiglia, Barbara Maggio si occupa dell’amministrazione e del punto vendita. Nonostante il lavoro la impegni moltissimo, riesce a trovare il tempo per il suo hobby che è il bridge, sport riconosciuto dal CONI. Partecipa, infatti, a diversi campionati e di recente è stata a Roma per i play-off della squadra femminile Ragusa di cui fa parte.
Barbara come è cambiata l’impresa agricola Vini Maggio negli ultimi venti anni?
Sono cambiate le richieste di mercato e l’impresa si è adeguata, introducendo tecnologie all’avanguardia, cercando di coniugare tradizione e innovazione, portando avanti una produzione biologica certificata. Così abbiamo ampliato l’offerta con una vasta gamma di vini e prodotti che produciamo in campagna: olio ,arance, salsa di pomodoro. Ci siamo così inseriti nei mercati internazionali e nel circuito dell’enoturismo. L’agricoltura biologica dovrebbe essere l’agricoltura del futuro. Tutelare l’ambiente significa proteggere il patrimonio delle generazioni future. Per quanto ci riguarda, i nostri vigneti vivono e crescono in un ecosistema naturale con tutte le altre piante e animali tipiche della nostra zona e che non sono considerate nemiche o concorrenti della vigna.
Quali doti deve avere una donna oggi per avere successo nel lavoro?
Intanto non deve scoraggiarsi mai, ma deve andare avanti inseguendo i propri obiettivi. Quindi tenacia, spirito di sacrificio e volontà, perché si deve avere più grinta degli uomini che ci stanno accanto.
Quanto il fattore donna ha inciso sul tuo lavoro?
Quando ho iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia erano gli anni ottanta e l’ambiente vitivinicolo era esclusivamente maschile. Non è stato facile, mi guardavano con diffidenza e non volevano parlare con me. Oggi, per fortuna, le cose sono cambiate. Le donne sono ottimamente inserite nell’ambiente. C’è pure un’associazione “Donne del Vino” e le donne si occupano di tutto con successo, dal vigneto alla commercializzazione.
Allora, per chiudere, come donna che consiglio ti senti di dare alle giovani imprenditrici che vogliono investire nel settore enologico?
A tutte loro consiglio di non scegliere questo mestiere se pensano che sia un settore che ‘tira’ o che sia trendy, perché è un ambito che, come tutti, ha i suoi problemi e le difficoltà legate alla crisi economica mondiale. Quindi bisogna sceglierlo soprattutto se si ama il vino e il seguire tutta la filiera, dalla vite al prodotto finito, senza avere paura di sporcarsi le mani.
R.C.