Il clamoroso autogol di Walter Zenga
“Io e mia moglie Raluca non siamo una coppia da qualche tempo. Non riconosco più la donna che mi è stata accanto per 14 anni di matrimonio. La libertà che le ho sempre dato si è in qualche modo rivoltata contro di noi. Ho già chiesto il divorzio”.
Ebbene si, avete letto bene. E no, non sono frasi uscite da un romanzo del dopoguerra né pronunciate da un integralista islamico che obbliga la moglie dietro il velo.
Siamo nell’Anno del Signore 2020 e ad esprimersi in questi termini è stato l’ex portiere della nazionale italiana Walter Zenga, 60 anni e, a quanto pare, un matrimonio in fase di archiviazione con Raluca Rebedea, sposata nel 2005 in Romania e che lo ha reso padre per due volte.
Zenga si è reso conto solo dopo un po’ (quando hanno iniziato a piovere insulti sia in italiano che in romeno) dell’immensa bestialità scritta sui social, nello stesso post, tra l’altro, nel quale chiedeva a tutti di rispettare la sua privacy. Dai commenti ha capito che dell’annunciato divorzio nessuno sapeva niente prima e a nessuno frega qualcosa ora (com’è giusto che sia), del fatto che avesse usato un linguaggio un tantino maschilista invece si. E’ maturata così la decisione di rimuoverlo, ma nell’era della comunicazione globale un orrore del genere, che fa a pezzi decenni di lotta femminista e anche il Codice Civile secondo cui “con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri”, non poteva passare inosservato e la notizia è rimbalzata su tutte le testate giornalistiche: non quella della separazione della coppia, ovviamente, ma quella che Zenga in tutti questi anni è stato un marito così gentile e affabile da concedere la libertà alla propria moglie.
Probabilmente ora dirà che è stato frainteso, che non intendeva dire quello che ha detto, che l’emancipazione e i diritti delle donne qui non c’entrano nulla.
E’ il più classico dei triti e ritriti copioni sessisti, a volte pure inconsci: io uomo, dall’alto della mia magnanimità, riconosco a te donna la libertà. Tu donna devi ringraziarmi e comportarti di conseguenza, perché non è mica scontato che le cose debbano andare così, eh?! Ti è andata di lusso!
Parole del genere rammaricano sempre e comunque e portano le lancette indietro di 250 anni, ma preoccupano ancora di più se arrivano da una persona che, per il suo vissuto e la sua carriera sportiva, ha un folto seguito di followers, soprattutto tra il pubblico maschile, pronto ad assorbire e fare suo questo concetto patriarcale del rapporto uomo – donna imbevuto di possesso e sottomissione in cui lei è libera solo per volere di lui e non per diritto di nascita.
Rallegriamoci almeno con l’unico aspetto positivo: Zenga sembra averla presa bene, tutto sommato. E’ addolorato per la conclusione del suo matrimonio, ci mancherebbe altro, ma è stato diplomatico nel ribadire come la moglie abbia “deciso di prendere un’altra strada su cui andrà da sola d’ora in poi”.
Perché è così che funziona, ed è paradossale che lo si debba ricordare di tanto in tanto: gli amori possono finire, i fidanzamenti si possono rompere, le relazioni possono interrompersi, i matrimoni possono sfociare in un divorzio, ma la vita va avanti, le decisioni dell’altro si rispettano e se uno dei due vuole andare via gli si apre la porta e (ok, magari dopo un po’ di tempo…) gli si augura pure il meglio.
Valentina Frasca, giornalista