Donne e politica: analisi di un binomio che non c’è. Abbiamo rinunciato ai ruoli di potere?
Premessa necessaria e doverosa: Donne a Sud è, per statuto, apartitica e apolitica. Anche per questo ho deciso di aderire, più di 10 anni fa. La nostra associazione non parla di politica né è interessata a farla, ma un’analisi del momento che stiamo vivendo è opportuna, alla luce del quadro che si è delineato a livello provinciale.
Parlo della presenza delle donne candidate a Sindaco, e voglio partire dai dati. I comuni al voto nell’ultima tornata elettorale in provincia di Ragusa sono stati sei: Chiaramonte Gulfi, Giarratana, Monterosso Almo, Pozzallo, Santa Croce Camerina e Scicli. Ebbene, su sei città solo due, Pozzallo e Scicli, hanno presentato candidate a sindaco donne, e solo a Scicli ai nastri di partenza le donne erano due. Di queste, una è arrivata al ballottaggio e ieri ne è uscita sconfitta. Per il resto, ancora una volta, la partita per le amministrative se la sono vista e giocata gli uomini tra di loro, e a Santa Croce Camerina addirittura 5 uomini.
Così, la provincia di Ragusa, che conta 12 comuni, resta con una sola Sindaca. Solo Comiso, infatti, ha scelto una guida femminile, affidandosi a Maria Rita Schembari. Non solo, la maggior parte dei comuni iblei ad oggi non ha mai avuto un sindaco donna. Mai nella storia!
E alle regionali? Che scenario si sta configurando? Al momento, secondo un sondaggio condotto dal quotidiano Live Sicilia, che ha poi stilato una classifica determinata dai lettori, i siciliani sarebbero orientati a votare in questo modo:
- Nello Musumeci – 3.655 VOTI
- Cateno De Luca – 3.156 VOTI
- Raffaele Stancanelli – 663 VOTI
- Nuccio Di Paola – 349 VOTI
- Bernardo Mattarella – 301 VOTI
- Claudio Fava – 259 VOTI
- Emiliano Abramo – 129 VOTI
- Caterina Chinnici – 101 VOTI
- Gianfranco Miccichè – 97 VOTI
- Giancarlo Cancelleri – 72 VOTI
- Luigi Sunseri – 45 VOTI
- Dino Giarrusso – 43 VOTI
- Nino Minardo – 31 VOTI
- Leoluca Orlando – 31 VOTI
- Anthony Barbagallo – 18 VOTI
(Fonte: https://livesicilia.it/sicilia-sondaggio-presidente-regione-risultati/)
Dei candidati di destra e di quelli di sinistra, come detto, non m’interessa. Quello che mi preme far notare è come, su 15 probabili candidati, ci sia una sola donna! Una!
Che cos’è questa? Incapacità? Le donne non sanno fare politica oppure c’è dietro dell’altro? Perché quando si tratta di decidere e di occupare i posti che contano le donne non ci sono? Perché restano indietro? Perché i loro nomi compaiono solo per via delle inutili quote rosa?
Qualcuno potrebbe obiettare che nel Paese che non ha mai ancora avuto un Presidente della Repubblica donna questa sia quasi una conseguenza naturale, e forse non ha tutti i torti. Del resto, a livello europeo e mondiale le cose non vanno affatto meglio. E’ di qualche tempo fa un interessante articolo sull’aspetto che assume l’universo della politica quando gli uomini vengono rimossi dalle foto ufficiali. Quello che viene fuori è uno scenario desolante, che delinea un quadro drammaticamente eloquente: le donne restano sole.
Sono donne potenti, fiere, preparate, emancipate, ricche, forti. Donne alla guida di importanti nazioni, eppure sole, e da sole devono destreggiarsi e farsi valere in un mondo in giacca e cravatta che pretende di dominare e dominarle. Sole, come le donne che ogni giorno incontriamo sul nostro cammino; come quelle che non sanno come chiedere aiuto quando sono vittime di violenza; come quelle che non sanno a chi rivolgersi per abortire; come quelle che hanno studiato e si sono preparate per anni per ambire a posizioni di prestigio ma il posto, alla fine, se lo sono visto soffiare dal raccomandato di turno.
Che sia il momento di interrogarsi su questo fenomeno? Dove sono le donne? Che stanno facendo? Hanno smesso di credere? Hanno smesso di lottare per cambiare le cose dall’interno? Hanno finito col pensare che davvero forse non siamo all’altezza di certi ruoli e che, dunque, sia meglio delegare?
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Personalmente, amo le donne che di parità di diritti non ne parlano, ma semplicemente si spendono e lavorano senza l’ansia di dover dimostrare qualcosa a qualcuno, consapevoli delle proprie competenze e delle proprie capacità. Sogno il momento in cui rispediremo al mittente il “generoso” dono delle quote rose, perché non c’interessa, perché non sono la soluzione, perché non ne abbiamo bisogno, perché sono umilianti. Aspetto l’alba del giorno in cui le donne capiranno che serve la loro voce per cambiare veramente le cose, e non si lasceranno più relegare ai margini dei palazzi ma punteranno dritte alla poltrona più importante, non per interesse personale, ma forti del valore aggiunto di essere donne!
Valentina Frasca – Giornalista